domenica 29 maggio 2011

....per molti non per tutti?

Innanzitutto va detto che non sempre è possibile fare un biglietto da visita;
il problema si pone soprattutto per chi non ha una professionalità specifica e non può inquadrarsi in un ruolo ben definito per fare una presentazione efficace.
In realtà, per chi di questi tempi si avvicina al mondo lavorativo, o deve re-inserirsi sul mercato, il primo passo da fare è proprio crearsi un profilo professionale chiaro. 
Oggi le aziende cercano figure specializzate, sia per i profili cosiddetti "alti" che per i "bassi".

E' necessario quindi investire sulla propria professionalità, non solo attraverso percorsi scolastici, ma anche con stages e corsi di formazione, e sopratutto facendo esperienza direttamente sul campo.

Il curriculum vitae

il biglietto da visita è il curriculum più "smart" che esista: con poche info deve descriverci e renderci appetibili agli occhi di chi potrebbe assumerci.
In alcuni casi, deve essere corredato di altri elementi (ad esempio, nel caso di un designer grafico,  è d’obbligo presentare un portfolio con i lavori svolti)
Oltre ai dati anagrafici, un cv tradizionale deve contenere le esperienze professionali (la prassi comune è metterle in ordine cronologico inverso), formative, titoli di studio, attestati, stage e quant’altro. Seguono la conoscenza delle lingue, del computer, di programmi specifici, l’utilizzo di particolari macchinari e la disponibilità di spostamento e d’orario.
Fin qui…niente di nuovo…
Come fare a concentrare tutte queste informazioni in max due pagine?
E soprattutto…come fare a concentrarle in uno spazio di 55X85 mm????

Il titolo di studio


un tempo garanzia di occupabilità, oggi il suo ruolo è completamente rovesciato:
la cosa importante non è più il pezzo di carta, ma le capacità acquisite dalla persona; la formazione non riguarda più il solo ambito scolastico, ma sempre più spesso è collegata all’ESPERIENZA PRATICA.
Tutto nell’ottica del Long life learning, l’apprendimento durante l’arco della vita.
Questo per dire che, sì, il titolo di studio è richiesto e conserva il suo valore, ma chi deve assumervi darà uguale importanza alle vostre esperienze professionali, alla vostra formazione sul campo.

giovedì 19 maggio 2011

il lavoro nobilita l'uomo?

Il momento è critico, c'è forte disparità tra chi cerca e chi offre lavoro;  a causa di un sistema di tassazione molto pesante, le aziende sono costrette ad usare continui escamotage per assumere personale…
Sempre più spesso si ricorre a contratti di apprendistato o si assumono persone in mobilità o disoccupati di lunga durata, per poter usufruire degli sgravi fiscali.
in altri casi il tirocinio è l'unico canale per entrare in contatto con un'azienda...
E chi non rientra in determinati target?
Come può farsi spazio e trovare la propria collocazione professionale?